giovedì 18 luglio 2013

Rieccoci!

Salve a tutti,
dopo più di un mese di silenzio sono tornata a scrivervi. Per quale motivo ho taciuto così a lungo? Beh, senza dilungarmi troppo in spiegazioni che a quelli di voi che non mi conoscono apparirebbero parole inutili, posso dirvi semplicemente che non è stato un gran bel periodo. Sia per chi ho perso che per ciò che ho perso.
Torno a spiattellare qualche parola su questo foglio con uno spirito diverso, purtroppo o per fortuna. Torno a riempire, spero piacevolmente, i minuti di chi si fermerà a leggere questo mio post, con una consapevolezza diversa.

A volte si hanno periodi un po' difficili, che troppo spesso pesano più di quelli felici, anche se durano meno. Si può avere una vita meravigliosa, ma anche solo un mese più arduo, in cui non si riesce a sorridere con la stessa facilità di prima e tutto sembra incrinato, segnato per sempre come un viso rigato da una ruga di vecchiaia.
Poi ci sono i momenti di ripresa, quelli ricchi di entusiasmo in cui ci si convince di poter fare tutto ciò che prima sembrava impossibile, o forse anche di più! Poi se si inciampa di nuovo, diventa piuttosto difficile raccogliere tutta l'allegria e la forza di volontà che ci è caduta dalle mani nello scivolone.

Posso dirvi che io la sto raccogliendo proprio ora e ho deciso di farlo insieme a voi, scrivendo in questo blog i miei pensieri. E non mi interessa se persone di una certa età leggendomi, possano credere che mi stia lamentando troppo per la mia età, o cose del genere. No, non mi importa proprio.
Ho sempre pensato che i problemi e tutto ciò che preoccupa o rattrista qualcuno, dovrebbero essere rispettati. A volte si fa fatica, è vero; ma non è necessario condividerli. E' giusto rispettare chi ha problemi che ci appaiono stupidi, così come è giusto invidiare un pochino la sua vita quasi perfetta.

Io ho ventidue anni e di sicuro se inizio a guardarmi intorno scovo molte più persone in una situazione peggiore, piuttosto che migliore. E non parlo del benestare economico o materiale; mi riferisco al complesso.
Eppure ognuno di noi deve occuparsi prima di se stesso. Ognuno di noi dopo una giornata, un mese, due mesi andati storti, si impegna a raccogliere i propri cocci e a rimetterli insieme per dare un aspetto decente alla propria facciata. Tutto ciò, in attesa che accada qualcosa, che arrivi qualcuno in grado di donarci una facciata nuova; senza crepe e magari anche un po' più sincera.

Ho ventidue anni e come tanti giovani in questo periodo faccio il conto dei sogni che non posso perseguire per mancanza di prospettive, quelli che non posso realizzare per (momentanea) assenza di coraggio, e quelli che rimangono e che sono costretta a far passare per desideri di prima classe.
"Andate all'estero" ci dicono le persone colte e intelligenti. Io direi più colte che intelligenti, forse. Non è facile recidere le radici così, come si strappa un misero foglio di carta. Non per essere mammoni o quei maledetti clichés che etichettano noi italiani. Per semplice affetto. Quello che ti lega alla famiglia, agli amici e all'amore. Quello che ti fa combattere e stringere i denti per assicurarti lo stesso futuro in un paese in ginocchio, come lo hanno potuto sognare i propri genitori.

Non si tratta di uno sfogo. Giovani, disoccupazione, emigrazione costretta all'estero sono argomenti che alla fine avreste potuto trovare in qualsiasi talk show pomeridiano di bassa lega. Era solo per riprendere le fila di questo blog che per troppo tempo mi è sfuggito di mano.

A breve la recensione di un libro che ho letto come giurato popolare del premio Fenice e poi la recensione di Anatema da parte di un mio amico e collega... ma sì, lo conoscete anche voi! Si tratta di Giovanni Garufi Bozza, l'autore del romanzo che ho recensito, Selvaggia. I chiaroscuri di personalità.

A presto.. e questa volta per davvero! ;)
Jessica.

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