giovedì 25 luglio 2013

Qualche parola in risposta alla recensione di Giovanni!

Buongiorno a tutti!
Come promesso nel mio ultimo post, ho intenzione di rispondere come posso alle parole che il mio collega e amico Giovanni ha speso per la mia opera. Cercherò di essere più eloquente possibile senza annoiare, però! Consiglio caldamente a chi non ha scoperto Anatema, pur avendone l'intenzione, di saltare questo post, o semplicemente rimandarne la lettura a quando avrà terminato il romanzo. :)

Non posso che cominciare la mia risposta parlandovi del destino e del ruolo che ho voluto dargli nella vicenda. Innanzitutto credo sia doveroso chiarire che non sempre, o meglio quasi mai condivido il punto di vista dei miei personaggi o le loro scelte. Come credo di avervi già accennato parlandovi di me, le storie che narro appaiono alla mia mente senza che io mi sforzi a crearle. Incontro persone nuove, conosco caratteri diversi e li riporto sul foglio. Per questo motivo, nella maggior parte dei casi, i personaggi non mi rispecchiano affatto. Chissà che non sia stato proprio uno dei protagonisti, a fornirci il racconto della vicenda sotto il suo punto di vista? Non aggiungo altro!

Il destino. Un insieme di leggi e coincidenze al di fuori della nostra portata e del nostro potere, oppure una massa informe facilmente modellabile dalle nostre azioni e dalle nostre scelte? Ognuno di voi potrà rispondere come crede. Quello che posso dirvi io, in relazione a come il fato viene presentato tra le pagine del mio romanzo, è che è da considerare quasi alla stessa stregua di un personaggio in carne ed ossa.

Immaginatevelo, vecchio, annoiato, tutto pieno di sé e della sua autorità di tiranno, senza che questa riesca più a stimolarlo ed entusiasmarlo come un tempo. Ha filato le vite di tutti, e se ne sta lì, mezzo assopito a guardare il trascorrere di esistenze che ha già predeterminato. Adele, col suo lavoro perfetto, il suo uomo perfetto, i suoi modi perfetti e la sua reputazione perfetta. Claudia con la sua vita priva di emozioni, col suo soffocante senso di colpa, col suo terrore di muovere anche solo un passo al di fuori della routine quotidiana. Tommaso col suo carattere poco malleabile, con la sincerità che è solita portargli più rogne che sollievi, col suo essere ribelle ingiustamente incasellato nell'irrequietezza adolescenziale.

L'arrivo in città di Tommaso costringe il destino a riaversi dal proprio torpore, a riprendere il controllo di una situazione che sembra sfuggirgli di mano giorno dopo giorno. Inizialmente il fato non è spaventato. Nessuno di quei miseri esseri umani avrà mai il coraggio di darsi una scossa. Si agiteranno inutilmente, per poi riprecipitare nella loro arida consuetudine. Eppure, una maschera perfetta può essere confusa con un volto vero, ma se iniziasse a presentare delle sottili crepe, chi ci crederebbe più?

Tommaso e Adele combattono contro le loro stesse esistenze, per dar vita a ciò che ormai gli stritola l'anima. Fanno tutto il possibile per dar voce a un sentimento tanto intenso quanto inatteso. Chi è il loro nemico? Il destino. Il vecchio che prova disperatamente a riprendere le redini delle loro esistenze. Il suo esercito è sterminato, ma Adele e Tommaso si accorgono di quanto disorganizzati e mal equipaggiati siano i suoi soldati. Possono vincere e ne sono consapevoli.

I due protagonisti trascorrono la notte insieme. Quella per loro è la vittoria più grande, il successo che verrà riportato negli annali come preludio dell'esito positivo del conflitto. La risposta del destino? Una risata, malvagia, quasi udibile dai due innamorati. Opporsi alle loro scelte non è servito a dividerli, anzi. La prossima mossa, sarà quella di assecondare il rapporto tanto sudato.

I sensi di colpa iniziano ad attanagliare Adele, che arriva quasi a sperare di essere scoperta dalla sua migliore amica, così che quest'ultima possa costringerla a porre fine a quel sogno che lei da sola non riesce ad abbandonare. Le incertezze della donna si riversano inesorabilmente su Tommaso, che cerca riparo in una relazione più facile e stabile. Sembra che nessuno riesca a scoprirli. E' questa la loro massima maledizione al loro imperdonabile affronto al destino. E' questo il loro anatema.

Un destino come quello che viene presentato nel mio romanzo, non presenta punti di debolezza visibili ad occhio umano. Lo scopo del fato è quello di riportare tutti alla situazione iniziale, costringere ognuno di loro alla vita che glie era sta affidata. Cancellare l'abominio generato dalle passioni incontrollabili dei due giovani animi. Può davvero il destino inserirsi silenziosamente nelle dinamiche della mente e nei gesti delle persone? Se anche riuscisse, potrebbe mai cancellare totalmente l'accaduto, strapparlo via dalla realtà?
I personaggi ci danno la loro visione, ogni lettore potrebbe dare la sua. :)

Il secondo punto su cui volevo brevemente soffermarmi era l'affermazione di Giovanni secondo cui scrivere il personaggio di Adele sia stato probabilmente più impegnativo per complessità e lontananza dalla mia vita, rispetto quello di Tommaso o degli altri ragazzi, più vicini a me soprattutto d'età. Beh, ad essere sincera, prima di gettarmi nella stesura del romanzo, il carattere che mi preoccupava di più era quello di Tommaso. Non ritengo di avere la stessa maturità di una donna di trentasette anni, assolutamente; eppure ero decisamente più in ansia nel cimentarmi nella psiche maschile, soprattutto di un adolescente, molto meno riflessivo e frenato di un eventuale adulto. Spero di essere riuscita a presentarvelo in modo decente! :)

Infine, Giovanni mi fa presente che Adele, piena di ansie e abissi apparentemente interminabili in cui sparire e improvvise scariche di terrore, viene tecnicamente colpita da veri attacchi di panico. Mi è stato chiesto se ne fossi a conoscenza o se fosse qualcosa uscito fuori soltanto dalla mia mente. A circa due anni dalla stesura di Anatema, potrei dirvi che anch'io ho attraversato un periodo poco piacevole in cui ho sofferto di forti ansie. Eppure è accaduto circa un anno dopo aver terminato il romanzo. Perciò non avevo mai provato niente del genere mentre scrivevo. Ma forse, senza saperlo, in me vi era già il germe che sarebbe poi degenerato in un periodo per niente roseo della mia vita!

Non voglio chiudere il post con parole spiacevoli, perciò rinnovo i ringraziamenti per i complimenti di Giovanni e, se qualcuno dovesse avere delle domande o se pensate che io abbia saltato qualche quesito o osservazione presente nella recensione, basta un commento e sarò felicissima di correre ai ripari!
Buona lettura e a presto! :)
Jessica.


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